Filippo Mosca detenuto in Romania: chi è e cosa ha fatto? Qual è l’accusa di reato? Tutta la sua storia

Chi è Filippo Mosca? E cosa gli è successo? Scopri a seguire perché si trova in carcere in Romania e cosa rischia

La storia di Filippo Mosca per certi versi ricorda quella di Ilaria Salis: cosa è successo? Il ragazzo è detenuto oggi in Romania, ma per quale reato? Ecco quello che c’è da sapere…

Filippo è stato per diverso tempo il proprietario di un ristorante a Ibiza e si trova in Romania – detenuto – dopo esser andato insieme alla sua fidanzata e a un gruppo di amici a sentire un concerto di musica elettronica. Il ragazzo oggi ha 29 anni ed è finito nei guai quando la polizia romena ha fatto irruzione nella sua camera d’albergo.

Perché? Una persona di conoscenza di Filippo Mosca aveva chiesto al ragazzo la cortesia di far recapitare un pacco nel suo hotel, ma il giovane non poteva immaginare che all’interno della confezione ci fosse della droga. La polizia, quindi, ha fermato il 29enne, nonostante la persona interessata lo abbia scagionato dichiarando che lui non c’entrasse niente.

Filippo Mosca e i suoi amici sono finiti in carcere e sulla loro testa pende la condanna di 8 anni di reclusione. La madre del ragazzo – Ornella Matraxia – si batte affinché suo figlio possa uscire dal penitenziario, dove attualmente è rinchiuso con l’accusa di traffico di droga internazionale.

Cosa è successo a Filippo Mosca?

I genitori di Ilaria Salis, come sappiamo, si sono lamentati per le condizioni in cui la loro figlia è detenuta; a fargli eco anche la madre di Filippo Mosca che – da Caltanissetta – cerca di battersi affinché il ragazzo possa uscire dal carcere romeno nel quale è rinchiuso. La donna ha più volte denunciato il modo in cui viene trattato, ma purtroppo senza risultati.

Nel carcere in Romania dove attualmente è detenuto Filippo ci sono più di venti persone in una piccola cella e le condizioni igienico-sanitarie sono ai limiti del possibile. Il 29enne è recluso nel penitenziario di Porta Alba, a Costanza, dallo scorso maggio. Il carcere in questione è ben conosciuto dal Consiglio d’Europa e ha più volte fatto richiamo al Governo di Bucarest per il sovraffollamento al suo interno.

Le condizioni del carcere in Romania

Quello che dice la madre di Filippo Mosca è vero: le condizioni dell’istituto sono fatiscenti e l’assistenza sanitaria è del tutto insufficiente. Ecco cosa ha detto la donna a La Repubblica“La Farnesina mi ha detto che potrebbe fare una nota di accompagnamento alla richiesta di arresti domiciliari. Da dieci mesi chiedo aiuto e si limitano ad allargare le braccia. Avevo anche affittato una casa a Bucarest pur di far uscire mio figlio da lì e mi hanno lasciata sola”.

Ma quali sono i pericoli che potrebbe incontrare Filippo Mosca in Romania? Le parole di sua madre l spiegano: “Filippo è molto depresso, mi dice che non resisterà ancora molto. Mi ha raccontato che una ragazza si è impiccata qualche giorno fa, che altri cercano di fare lo stesso o si provocano lesioni. Convivo con il terrore che faccia lo stesso o che qualcuno gli faccia del male”.

In effetti, le parole della madre di Filippo trovano riscontro nella realtà: solo una settimana fa, il ragazzo è stato picchiato da un compagno di cella con gravi problemi psicologici. Un altro detenuto, poi, mentre si consumava la rissa ha tirato fuori un coltello, anche se – per fortuna – nessuno è rimasto ferito.

Stando alle dichiarazioni di Mosca fatte a sua madre “gli stranieri sono trattati come detenuti di serie B”. Ancora poi, Ornella Matraxia ha detto: “Filippo mi racconta di continue umiliazioni e vessazioni. E da dieci mesi io non vivo più”. A questo, poi, si aggiunge un’altra importante problematica…

Filippo Mosca deve assumere dei farmaci specifici e seguire una dieta particolare a causa di alcuni problemi di salute. Sua madre, ancora, denuncia: “Chi dorme di giorno viene punito. La luce rimane accesa sempre. Ma è Europa questa? L’ambasciata mi ha detto di essere a conoscenza delle condizioni terrificanti delle carceri, ma di non poter fare niente”. L’interessata – tramite il suo avvocato – si è rivolta anche alla Corte Europea.

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